Anti-sagrestia

Superata l’ultima cappella laterale di sinistra, si accede, in un ampio locale rettangolare, che funge da anti-sagrestia. Appena entrati, vi troviamo a sinistra il lavabo di stile manieristico, con i due angeli reggi-acquasantiera, il tutto sormontato dallo stemma della Compagnia. Destinato, secondo i dettami tridentini, alle abluzioni dei sacerdoti, è attribuito a Onofrio de Amato (1695 circa).
Questa sala è impreziosita dalla presenza di 10 grandi tele di fine seicento del cagliaritano (forse di ascendenze francesi) Giuseppe Deris († 1695), concernenti i misteri dolorosi e gloriosi del rosario.

Il ciclo completo di 15 tele gli era stato commissionato dai gesuiti nel 1679. Ci troviamo davanti ad un classico caso di arte didascalica; infatti, le immagini più che dilettare il gusto estetico dello spettatore, avevano lo scopo di offrirgli spunti per la meditazione personale. Nell’ideazione delle scene il Deris non fu originale, in quanto si ispirò alle tavole commissionate dal gesuita Geronimo Nadal a degli incisori fiamminghi (le 153 “Evangelicae Historiae imagines composte tra il 1570 ed il 1593, e che grazie alla diffusione della stampa i gesuiti esportarono ovunque).

Evidentemente si tratta di arte in linea coi precetti tridentini: nessuno spazio a elementi fantasiosi, utilità catechetica, possibilmente a sostegno di verità di fede. Ad esempio, osserviamo che il Deris dipinse la scena della Pentecoste, conformemente all’originale, rappresentando il Padre e il Figlio mentre stringono le ali della colomba, da cui promanano le lingue di fuoco; quasi una esplicitazione della tesi soggiacente al Filioque, in cui al Figlio (presentato in sembianze simili al Padre, cioè vegliardo con la barba, salvo il fatto che tiene il vessillo della resurrezione) si rivendica la totale condivisione delle prerogative paterne. Nella tela della Deposizione dalla croce troviamo (sotto la cornice) la firma dell’autore e l’anno di conclusione del ciclo pittorico: «Originales de Jusephe Deris anno 1681». Le cinque tele mancanti (i misteri gaudiosi) si trovano oggi custodite presso la chiesa di S. Maria del Monte in Castello.

Tela della incoronazione di spine del Deris (Terzo mistero doloroso) - Chiesa di san Michele a Cagliari

Nel fondo di questa sala troviamo le sei statue in legno policromo (alcune parziali, cioè con struttura “a manichino”, le “statue vestite” di tradizione spagnola), raffiguranti i “Misteri della passione di Gesù Cristo”. Presumibilmente, non si tratta delle primitive statue con cui nel 1650 sorse questa processione; è possibile che nel corso dei decenni le originarie si fossero deteriorate, ci spieghiamo così la volontà del Dessì, che l’8 luglio 1670 dispose un lascito, destinato al rettore della chiesa di S. Croce, in cui si finanziavano alcune opere pie quaresimali, fra cui la nostra processione; la nostra congettura ritiene che la maggior parte dei primi simulacri furono poi sostituiti commissionando le nuove copie al più importante scultore sardo del settecento, il senorbese Giuseppe Antonio Lonis (1720-1805), formatosi a Napoli, e operante a Stampace fin dal 1750; la sua paternità è attestata con sicurezza solo per due di esse.