Cappelle e affreschi

Le cappelle laterali

L’aula presenta sei cappelle radiali, che nel corso degli anni hanno visto diverse “dedicazioni”, mentre le due cappelle maggiori sono invece rimaste immutate. Chi completò il corredo marmoreo di tutte le otto cappelle laterali, fu Pietro Pozzo (un genovese stabilitosi a Stampace); fu un discepolo del Massetti col quale lavorò nel 1727 nel Duomo di Cagliari ed in quello di Ales. I gesuiti committenti dell’opera, gli posero la condizione che i sei altari minori venissero modellati similmente alle due cappelle maggiori già realizzate dallo stesso marmoraro.

Il plauso ricevuto dalla realizzazione delle cappelle in S. Michele, gli ottenne vari lavori in diverse parrocchiali sarde, nonché fra gli stessi gesuiti che gli commissionarono altre opere sia a S. Croce a Cagliari, a S. Caterina a Sassari, e a Iglesias, nella chiesa della Purissima, in cui gli fu espressamente richiesto che l’altare maggiore (ultimato entro il 1742) fosse realizzato avendo a modello questo altare di S. Ignazio.

Planimetria e opere della chiesa di san Michele a Cagliari

Attualmente troviamo nell’ordine, dal lato sinistro dell’ingresso: la cappella di S. Luigi Gonzaga, S. Francesco Borgia, la cappella maggiore dedicata a S. Ignazio di Loyola, e ultima quella di “Maria Bambina”; mentre dal lato destro abbiamo: la cappella del S. Cuore, a seguire S. Francesco Régis, la cappella maggiore dedicata a S. Francesco Saverio, e infine una seconda cappella mariana.

Quella di S Ignazio di Loyola fu realizzata nel 1726, mentre quella dedicata al santo navarrino va ascritta al 1731; curiosamente in questa campeggia un monogramma mariano (possibile indizio di una destinazione originaria differente?); mentre la pavimentazione antistante questo altare (come anche quello di S. Ignazio) ricorda quella del presbiterio, dello stesso autore, con abbondante uso della rosa dei venti.

Tra le due cappelle maggiori ed il presbiterio troviamo altre due cappelle, oggi entrambe “mariane “, quella sul lato destro è dedicata alla Vergine col bambino (in cui compaiono alcuni simboli delle litanie lauretane); originariamente era dedicata alla “Purissima Concezione”. Mentre, quella a sinistra ha subito diverse trasformazioni; originariamente era dedicata al Salvatore, divenuta nel corso dell’ottocento cappella di S. Filomena, vi fu posizionata la “Madonna con bambino”, una tela del 1833 di Vincenzo Comastri, un pittore attivo a Cagliari tra il 1826-33, oggi invece accoglie la statua in cera del 1929 di Maria bambina, patrona della Congregazione degli Artieri.

Seguono quelle di S. Francesco Borgia (duca di Gandia, Generale dell’Ordine dal 1565 al 1572), e dirimpetto troviamo quella di S. Jean-Francois Régis (1597-1640), canonizzato nel 1737.

Tutte queste quattro cappelline furono realizzate in coppia: tra il 1736 e il 1740. Ultime (1741-43) furono realizzate le due cappelle adiacenti l’ingresso principale, dedicate ai santi patroni degli scolastici gesuiti, entrambi canonizzati nel 1726; ovvero Luigi Gonzaga (patrono degli studenti gesuiti di teologia) e del polacco Stanislao Kostka (patrono dei novizi gesuiti); attualmente questa cappella ospita una tela del 1912 del S. Cuore, opera dell’artista romano Pio Bottoni.

Cappella della Madonna col bambino della chiesa di san Michele a Cagliari, recante simboli delle litanie lauretane

Lo stile del Pozzo non poté che essere uniforme, ovvero un altare a paliotto rettangolare, lavorato a tarsìa marmorea. Mentre, per quanto concerne i marmi presenti in chiesa, si constata la presenza del bianco di Carrara, del nero di Portovenere, del rosso di Francia, del giallo di Siena e del bardiglio. Invece, gli arabeschi (composizioni in stucco) oggi presenti in quattro delle cappelline laterali non sono originari, ma risalenti al 1940.

II complesso contiene, oltre alle 10 tele sui misteri del rosario di cui si dirà più avanti, 20 tele raffiguranti o santi della Compagnia, o terminali di qualche devozione gesuitica. Si noti che il principale pittore a cui i gesuiti commissionarono le tele più importanti della chiesa (in sacrestia), fu Giacomo Altomonte [o Hohenberg], la cui famiglia di origine tirolese si trasferì a Napoli (tuttavia, egli curiosamente si firmava “romanus”); maestro del rococò in Sardegna. Egli era il fratello di Martino Altomonte (allievo del Baciccia), che fu pittore di corte dapprima presso la corte polacca e in seguito a Vienna. Invece, Domenico Colombino fu solo un suo aiutante, napoletano, artisticamente molto inferiore al maestro, che risulta operante solo nell’isola.

Circa la paternità dei dipinti delle cappelle (coevi alla loro realizzazione), ad eccezione della tela “L’estasi di S. Ignazio” del cagliaritano P. Scaleta, e quella già citata del Bottoni, le altre presenti nell’aula dovrebbero essere tutte opera del Colombino.
Originariamente, al momento della costruzione la chiesa presentava delle nicchie in cui erano riposte delle statue in gesso realizzate dallo scultore siciliano Onofrio de Amato, lo stesso che decorò la volta della sacrestia nel Duomo di Cagliari nel 1677.

Affresco della chiesa di san Michele a Cagliari raffiugrante l'Incoronazione di Maria

Gli affreschi

Oltre alle tele, la chiesa presenta alcuni affreschi; senz’altro il più interessante è l’Incoronazione della Vergine da parte della Trinità, dipinta da Giacomo Altomonte nella volta del presbiterio; in cui Gesù è presentato portante la croce, secondo la celebre visione di S. Ignazio nei pressi de La Storta (Roma, metà novembre 1537).

Invece nell’ingresso troviamo una copia in masonite de L’Annunciazione eseguita da Amerigo e Remigio Barracchia nel 1963, e che sostituisce l’affresco dipinto a fine settecento da A. Massa (1805).

L’opera apparentemente non meriterebbe grande attenzione, eppure la cesta contenente l’occorrente per filare è un dettaglio che risale agli apocrifi, ed il raggio di luce che scaturisce dalla colomba, colpisce Maria esattamente all’altezza dell’orecchio, a rimarcare la capacità di ascolto della Vergine.