Sagrestia

La costruzione di questa ala fu dovuta alla donazione del Dessì, perciò, il suo stemma ne sovrasta la porta d’accesso.

La volta della sacrestia è stata seriamente danneggiata dai bombardamenti del 1943, per cui diverse decorazioni, tra cui tutte le lunette del lato nord, furono rifatte, egregiamente, nel 1946 dal prof. Riccardo de Bacci Venuti.

La sacrestia, a pianta rettangolare, fu l’ultimo ambiente ad essere realizzato; ne fu incaricato, dal 1710, l’architetto e stuccatore lombardo Giovan Battista Corbellini , che operò in Sardegna negli anni 1710-23; è documentato, fra l’altro, nella costruzione della basilica dei Martiri di Fonni; e presumibilmente appartiene anch’egli alla schiera di abili stuccatori operanti in Sardegna originari del comasco, precisamente dalla Val d’Intelvi.

Affresco del "Trionfo del nome del Gesù" - Sagrestia della Chiesa di san Michele a Cagliari

Essa è sovrastata da una volta a botte lunettata (o “unghiata”), di circa 12 metri per 14; in cui quattordici putti in stucco reggono tra festoni di frutta e dorature i tre medaglioni affrescati. Essa rappresenta il capolavoro del rococò in Sardegna, soprattutto a motivo dell’affresco del “Trionfo del nome di Gesù” dell’Altomonte; e la sua intera realizzazione corrisponde agli anni del dominio asburgico in Sardegna.

È evidente quanto questa scena sia in debito con l’affresco analogo che orna la volta della chiesa del Gesù di Roma. Chiaramente l’affresco di Giovanni Battista Gaulli (detto Baciccia) è molto più elaborato del nostro, che ne è solo una pallida e ridotta imitazione.

Non possiamo, perciò, non rilevare come il suo centro spirituale sia dato dal trigramma IHS; posto al vertice della rappresentazione; sottostante abbiamo, su una coltre di nubi luminose, la chiesa gloriosa. Nel centro fisico dell’affresco appare Michele che caccia i demoni (posti in posizione antitetica rispetto alla chiesa gloriosa). Spettatori interessati a questa scena appaiono alcuni individuati rappresentati sulla destra sopra uno spuntone. Riconosciamo al centro S. Ignazio (nei classici paramenti sacerdotali e con l’elmo da cavaliere davanti a lui), alla sua sinistra è ritratto il Saverio; mentre al loro fianco vi stanno tre figure non identificate, di cui due incoronate. Di fatto il nostro affresco mette assieme due temi, quello del Trionfo del nome di Cristo, e quello della Cacciata degli angeli ribelli ad opera di San Michele.

I tre medaglioni della volta rappresentano tre squarci nel cielo, in cui nei due minori è ripreso il tema della lotta cosmica ; rappresentando, uno, la continuazione della caduta dei demoni, l’altro il trionfo degli angeli; si noti (classico artifizio barocco) che nei demoni cacciati, tale è la possenza di Michele, che essi continuano la loro caduta fuoriuscendo dal medaglione stesso.
Le pareti della sacrestia terminano superiormente con tele lunettate (tutte affrescate dall’Altomonte e concluse entro il 1716) raffiguranti scene bibliche o episodi in cui l’arcangelo Michele è protagonista, esplicitate da scritte entro fregi dorati. Sul lato sinistro sono raffigurati 4 episodi veterotestamentari:

  1. II sacrificio di Isacco di Gen 22 (S. MICHAEL GLADIUM COHIBUIT NE ABRAHAN FILIUM INTERFICERET VIECAS. IN APOC. 4);
  2. Mosè riceve le tavole della legge, cf Dt 5 \ Es 20 (S. MICHAEL VICE DEI DEDIT LEGEM HEBRAEIS IN MONTE SYNAI ALAP. IN DAN. 12);
  3. II roveto ardente di Es 3 (S. MICHAEL MOYSI PASCENTI OVES APPARUIT IN MEDIO RUBI IN LAPIDE. IN DAN. 13);
  4. I tre giovani nella fornace di Dan 3 (S. MICHAEL TRES PUEROS IN FORNACE BABILONICA ILLAESOS SERVAVIT VIEC. IN APOC. 12).

Nei due lati brevi troviamo sopra l’ingresso (lunettone ovest) la scena biblica di Agar e Ismaele nel deserto (Gen 21), mentre di fronte è raffigurato un paesaggio naturalistico, alla cui dx appare una cascata alimentata da un laghetto, per cui il senso ultimo andrà ricercato nella simbologia dell’acqua zampillante.
Invece, sul lato destro sono rappresentate specularmente quattro scene, di cui solo una biblica, le altre extra-scritturistiche:

  1. San Michele sconfigge il demonio sul monte Oliveto (S. MICHAEL SPU ORIS SUI INTERFICIET BESTIAM IN MONTE OLIVETI. D. THO. IN 2 AD THESAL. HESAL. 2);
  2. Miracolo del monte Gargano (S. MICHAEL IN ANTRO MONTI GARGANI APPARUIT ANNO 488. BARONI IN MARTIRO.);
  3. La Maddalena penitente nel deserto (S. MICHAEL DEVIT B.M. MAGDALAE QDO IN ANTRO TENTATA A SPECTRIS DAEMONIUM EOS FUGAVIT. ALAP. IN NUM 21)
  4. Cristo nell’orto degli ulivi in Lc 22, 43 (S. MICHAEL XPUM IN HORTO MAERENTEM CONFORTAVIT CARTHUSIAN IN LUC. 22).
Affreschi della volta della sacrestia della chiesa di san Michele a Cagliari

Nelle due pareti laterali della sacrestia sono rappresentate entro cornici dorate in legno di tiglio (commissionate nel 1713 a Cagliari a un artista napoletano, Alessio Truisi), otto dipinti raffiguranti storie e miracoli di santi gesuiti, ad opera sempre di Giacomo Altomonte e Domenico Colombino. I dipinti presentano: S. Ignazio (raffigurato mentre un dardo di fuoco sgorgante dal cuore di Cristo raggiunge il suo; l’elmo e la palla di cannone poste ai suoi piedi ricordano l’episodio dell’assedio di Pamplona del 1521, prodromo della sua conversione; il drago posto sulla destra rappresenta il demonio che con arti subdole cerca di ostacolarne la conversione (cf Autobiografia, n. 31).

Al suo fianco compare S. Francesco Borgia (Duca di Gandia, ritratto mentre, già vedovo, medita la rinuncia agli onori mondani), la scena lo ritrae al cospetto della bara dell’imperatrice Isabella, moglie di Carlo V, donna famosa nel suo tempo per la sua bellezza; seguono altri due santi significativi per la Compagnia, e cioè S. Luigi Gonzaga (su uno sfondo che ricorda quello delle sue camerette romane) mentre venera un ritratto della Salus populi romani, e infine S. Stanislao Kostka, patrono dei novizi gesuiti, che viene presentato erroneamente già in abiti gesuitici, poco prima dell’ingresso in Compagnia, mentre studente a Vienna, caduto malato, poiché gli sarebbe stata preclusa la possibilità di ricevere l’eucarestia; ottiene in suo soccorso un intervento angelico per intercessione di S. Barbara.

Dirimpetto a S. Ignazio troviamo ovviamente S. Francesco Saverio (nel famoso episodio leggendario del granchio che riporta al santo il crocifisso che egli aveva perso durante una burrasca nel mar delle Molucche). Al suo fianco compaiono tre dei martiri di Nagasaki: Paolo Miki, Giovanni Soan, e Giacomo Kisai (martirizzati nella città giapponese nel 1597 dall’imperatore Hideyoshi, assieme a sei francescani, ai loro quindici aiutanti laici e altri due giapponesi colpevoli di aver aiutato i condannati).

Volta della sacrestia della chiesa di san Michele a Cagliari

Sopra l’ingresso, possiamo ammirare la Strage degli Innocenti (la più grande tela sacra di Cagliari). Essa fu ritoccata dopo il ritorno dei gesuiti nell’ottocento, su ordine del p. Pizzi, da un tale Arui che coprì con drappi bianchi le nudità presenti sia in questa tela che in quelle di Adamo ed Eva.

La tela risulta firmata dai due autori. Si noti la rivendicazione di originalità lasciata dai due pittori che vi si definiscono “inventores”; cioè che quanto dipinto fu frutto della loro personale inventiva. Così come rivendicato dall’Altomonte anche nella quarta lunetta sinistra.

Siamo a conoscenza che la cornice che racchiude questa tela (l’unica non realizzata dal Truisi) fu commissionata nel 1716, e che la tela fu conclusa nel 1718.

Tela della Strage degl Innocenti presso la sacrestia della Chiesa di san Michele a Cagliari

Il pavimento della sacrestia e l’impianto marmoreo posto sulla parete di fondo in cui è collocata la statua dell’Immacolata, fu realizzato sempre dal Massetti tra il 1712 ed il 1715.

L’arredo della sacrestia in legno di noce, venne completato tra il 1717 ed il 1720 da un intarsiatore catalano, residente a Cagliari, Magin o Maxi Segura. Colpisce la paratora, mobile a due ordini che occupa tutta la parete di fondo. La quale negli sportelli superiori del lato sinistro reca incisi a bulino alcuni episodi della vita di S. Ignazio. E cioè (da sx a dx):

  1. Ignazio che dona le vesti a un povero;
  2. pellegrino in Terrasanta mentre viene maltrattato da un inserviente musulmano al tempietto dell’Ascensione;
  3. approvazione della Regola dell’ordine gesuitico da parte di papa Paolo III nel 1540;
  4. morte del santo.

Specularmente, sul fianco destro sono raffigurati alcuni episodi della vita di S. Francesco Saverio:

  1. partenza per la missione;
  2. mentre si flagella davanti al crocifisso;
  3. aggrappato alla coda di un cavallo;
  4. morte solitaria sull’isola di Shangchuan (Sanciano).

Al centro di questo mobile troviamo altre due scene, raffiguranti l’Ascensione (a sinistra) e l’Assunzione (a destra). Negli altri mobili, comprendenti due armadi, due credenzini e quattro inginocchiatoi, due piccole porte laterali di accesso, vi sono raffigurate immagini naturalistiche di fiori entro vasi, alternati ad ampi decori a volute vegetali con terminazioni fantastiche (teste leonine, unicorni, cariatidi, erme).

Tutto questo arredo rispecchia la necessità di disporre di mobili funzionali agli usi liturgici del tempo. Come accennato, non disponiamo degli arredi liturgici originali, a causa dello spoliamento seguito alla soppressione dell’ordine gesuitico.

Il programma iconografico della sacrestia si completa infine con le tele dell’Altomonte raffiguranti Adamo ed Eva, poste a fianco della statua lignea (di origine genovese) dell’Immacolata Concezione, segno dell’umanità redenta, davanti alla quale si conclude il percorso spirituale iniziato all’ingresso della chiesa.