Storia

Stabilitisi i gesuiti a Cagliari nel 1564 presso l’attuale chiesa di S. Croce in Castello, nel 1585 decisero di impiantare il noviziato nel capoluogo; questi fu perciò eretto con bolla del pontefice Gregorio XIII del 1 novembre 1584) nella via “de monti” (attuale via Ospedale), sul sito dell’antica chiesa dei SS. Michele ed Egidio, che era ubicata a ridosso della Torre dello Sperone. Sennonché, già nel 1595, i primi locali si rivelarono insufficienti a contenere l’alto numero di novizi. Il problema fu risolto grazie ad un grosso lascito del vescovo di Ampurias e Civita, mons. Giovanni Sanna (1586-1607), il quale offrì una dotazione annua di 20.000 lire sarde, che permise l’ampliamento definitivo del noviziato, sì che il Sanna fu ritenuto l’effettivo “fondatore” del noviziato di S. Michele.

Invece, per quanto attiene la chiesa occorre risalire al 1674, quando fu disponibile l’eredità del dott. Francesco Angelo Dessì; giurista; originario di Bortigali, membro della congregazione mariana dei cavalieri, dedicata all’Annunziata, che nominò quale suo unico erede la Compagnia di Gesù, per il sostentamento dei novizi e per la costruzione di una nuova chiesa per il noviziato. Questa eredità permise sia la ristrutturazione del complesso gesuitico, sia la costruzione della chiesa di S. Michele.

I lavori iniziarono subito, e previdero, dapprima, l’ampliamento del noviziato di ulteriori 24 camere. Conclusi questi primi lavori, tra il 1677 ed il 1680 fu costruita la cappella interna del noviziato dal maestro Lai. I lavori di costruzione della nuova chiesa (progettata dal lombardo Francesco Lagomaggiore, autore anche delle cupole della cattedrale e di S. Antonio Abate), nel rispetto dei parametri edilizi gesuitici, vanno collocati tra il 1687 ed il 1697, anno della inaugurazione della chiesa.

Nei primi anni del nuovo secolo continuarono i lavori nella facciata prospiciente l’attuale via Azuni, che risulta terminata nel 1705. Al 1707 va datata la collocazione sia dell’altare del presbiterio, che della statua di S. Michele nella facciata. Infine, l’ultima fase riguarda la conclusione della sacrestia (erano stati eretti soltanto i muri perimetrali), da attribuire al milanese Giovanni Battista Corbellini; lavori collocabili tra il 1710 ed il 1716. In contemporanea, in questi anni la sacrestia venne arricchita delle imponenti tele dell’Altomonte e del Colombino. Maestri marmorari, vi realizzarono il prezioso pavimento intarsiato, oltre alla balaustra del presbiterio ed al monumento funebre del Dessì. Mentre la realizzazione dei mobili della sacrestia va ascritta tra il 1717 ed il 1720; ultime furono allestite le cappelle laterali, il portale di accesso e la sua scalinata.

Nel frattempo, il 30 novembre 1738, la chiesa era stata consacrata in onore di San Michele Arcangelo dal Vescovo di Usellus e Terralba, mons. Antonio Carcassona, così come è indicato dalla lapide posta alla destra dell’ingresso principale.

Il complesso gesuitico di Stampace (che oltre a noviziato, funse dopo il 1835 anche le funzioni di “carissimato” e da casa di terza probazione) superò praticamente indenne la tempesta della momentanea soppressione della Compagnia, decretata da papa Clemente XIV nel 1773; infatti questo sito risultò essere uno dei luoghi prescelti per la concentrazione degli ex gesuiti sardi, che continuarono a dimorare in questa sede, seppur sottoposti a qualche restrizione. Fu questo il motivo, per cui si riuscì a salvaguardare il patrimonio artistico della chiesa; invece, non fu possibile conservare gli arredi liturgici, destinati ad altre chiese isolane. Possiamo menzionare l’argenteria delle chiese, sia di S. Michele che di S. Teresa, assegnata alla nuova cattedrale di Nuoro; altri arredi liturgici e argenteria furono destinati a tre parrocchie cagliaritane oltre che alla parrocchia di Paulilatino; mentre nel 1778 grazie all’accorpamento della antica biblioteca Rossellò (5.000 volumi provenienti del Collegio di S. Croce), con quelle di S. Teresa e di S. Michele, poté costituirsi il nucleo primitivo della Biblioteca dell’Università di Cagliari.

Foto d'epoca della facciata della chiesa di san Michele a Cagliari

Nel 1795 è da ascrivere l’arrivo a S. Michele della “Congregazione Mariana degli Artieri” (unica a sopravvivere alla ostilità antigesuitica esplosa dopo la soppressione dell’ordine), la cui denominazione esatta era “Congregazione della Natività di Maria Vergine”, sorta nei primi anni del seicento nel collegio di S. Croce, si trasferì a Stampace nel 1795, ottenendo che le venissero attribuite le antiche statue della processione dei Misteri, che le congregazioni mariane organizzavano a S. Croce fin dal 1650, e che da questa data ornano l’antisacrestia.
Nel frattempo i gesuiti sardi chiesero nel 1801 l’aggregazione alla Provincia gesuitica della Russia Bianca, unico luogo in cui la Compagnia continuava a sussistere. L’ordine gesuitico fu poi ricostituito formalmente da papa Pio VII nel 1814; ma i primi gesuiti giunsero nell’isola soltanto nel 1822, ristabiliti da Carlo Felice, riprendendo dal 1835 gli antichi ministeri pastorali: insegnamento, confessioni, catechetica, missioni popolari, ed esercizi spirituali.

I gesuiti furono poi nuovamente espulsi nel 1848, durante i moti popolari che precedettero la Iª guerra d’indipendenza, moti fomentati dalla faziosa opera del Gioberti “Il gesuita moderno”, che scatenò l’antigesuitismo delle folle, in una prospettiva neoguelfista, rivelatasi poi completamente illusoria. Accadde che, a differenza di altre frange religiose favorevoli alle riforme politiche e alla guerra contro l’Austria; i gesuiti mantennero un atteggiamento prudente, attirandosi l’ira dei rivoluzionari più accesi. La residenza di S. Michele fu assalita il 15 febbraio dai facinorosi, che danneggiarono diversi arredi. Seguì una presa di posizione del Consiglio Civico e del vescovo mons. Marongiu Nurra, che intimò ai gesuiti di allontanarsi da Cagliari; infine, il vicerè De Launay, ne decretò il 2 marzo l’espulsione dal Regno di Sardegna. Ai gesuiti sardi fu permesso di disperdersi in Sardegna, mentre tutti gli altri furono imbarcati (tra il 26 marzo ed il 5 aprile) per varie destinazioni.

 

Frontespizio pubblicazione in italiano delle Regole della Congregazione degli Artieri del 1839

Pochi mesi dopo, il 26 agosto 1848, entrò in vigore un decreto del Governo piemontese con cui si accorpavano alle finanze statali i beni ex-gesuitici. Da questo momento i locali dell’ormai ex Noviziato, ospiteranno l’Ospedale Militare, mentre l’archivio della casa finirà irrimediabilmente disperso. Le pesanti restrizioni a cui erano soggetti i gesuiti sardi, fece sì che molti di essi preferirono espatriare e proseguire il loro ministero da missionari, in maggioranza sul continente africano e nel nord’America.

In segno di protesta contro la cacciata dei gesuiti, la Congregazione degli Artieri, organizzò la Processione dei Misteri della settimana santa del 1851, con una solennità mai vista in precedenza, con oltre un migliaio di figuranti. Sarà, pertanto questa Congregazione a ottenere nel 1852 l’uso (non la proprietà) della chiesa di S. Michele, sino al ritorno dei gesuiti.

Questi furono richiamati a Cagliari nel 1910, per poi dirigervi il Seminario Tridentino, allora sito in via Università; ma, dopo la fondazione nel 1927 della nuova Pontificia Facoltà di Teologia a Cuglieri, i pochi gesuiti residenti in città, si posero il problema se permanervi o meno; fu così che il superiore, p. Giuseppe Abbo, fece richiesta all’arcivescovo di Cagliari, mons. Piovella, di rientrare nell’uso della chiesa di S. Michele, la richiesta fu accolta ed essi vi poterono rientrare in un tripudio di folla, domenica 19 agosto 1928. Con l’andare degli anni, i gesuiti non solo salvaguardarono il prezioso patrimonio artistico presente in chiesa, ma le restituirono lo splendore di un tempo, grazie anche alle diverse associazioni laicali che ad essa fanno riferimento.

Il Pulpito di Carlo V protetto dai sacchi di sabbia durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale